Il cuore lontano dai pensieri: Skam Italia, il remake che convince quando tradisce l'originale

"La serie TV più amata del 2018? È su TIMVISION". A che blasonato titolo d'oltreoceano avete pensato se avete ricevuto questa email lo scorso 22 dicembre? Io a The Handmaid's Tale, dramma distopico fortemente imbevuto di zeitgeist anch'esso distribuito dal servizio on demand di Tim. E invece sorpresa: si trattava di Skam Italia, storia teen di cui molti abbonati non avranno nemmeno sentito parlare, ma che (informava il corpo del messaggio) era stata "eletta miglior serie tv del 2018 da un sondaggio promosso dal Corriere della Sera".



Qui andrebbe fatta una onesta e piccola precisazione: è evidente che un sondaggio online poteva solo soccombere sotto i colpi di click del giovanissimo fandom di questo show, un'armata praticamente invincibile per dimestichezza col web, organizzazione e dedizione. Ma questo non vuol dire che Skam Italia non meriti di essere considerato con una certa attenzione: si tratta infatti di un prodotto che già aveva una sua dignità nella sua prima stagione e che nella seconda è diventato un autentico gioiellino, a tratti non solo nel suo genere.

Va chiarito anche che questo teen drama non è un'idea precisamente o del tutto italiana, essendo uno dei ben sette remake di una webseries norvegese che dedica ciascuna delle sue quattro stagioni al punto di vista di uno degli altrettanti personaggi principali. Il progetto non riceve né ricerca alcuna attenzione da parte dei media "tradizionali" (incluse le recensioni, a quanto vedo in giro), configurandosi come un fenomeno che si nutre e vive esclusivamente del web non solo perché è lì che va in onda, ma anche perché vi crea un suo microcosmo che esiste parallelamente al nostro e nel quale i personaggi diventano immediatamente accessibili. 

L'idea ha del genio. Nei circa tre mesi in cui va in onda una stagione, una o più porzioni di episodio vengono pubblicate quasi ogni giorno raccontando con un'illusione di "diretta" in tempo reale la slice of life del protagonista coinvolto. Ciò può avvenire potenzialmente a qualunque ora proprio perché si fonda sul presupposto che il personaggio, dicevo, esista e sia da qualche parte là fuori: per rafforzare il concetto questi viene anche dotato di un account instagram (reale, seguibile), i cui post sono anch'essi condivisi sulla piattaforma. Se non viene rilasciata una clip, generalmente la produzione pubblica lo screenshot di una chat che fornisce comunque un insight nel personaggio o informazioni sulla sua giornata.

Va da sé allora che seguire Skam (e seguirne letteralmente i protagonisti) è un'esperienza quotidiana che alla lunga diventa fidelizzante ma soprattutto aggregante, perché il pubblico in spasmodica attesa di sviluppi tende a rivolgersi al resto del fandom per condividere le proprie impressioni ed emozioni con l'affetto e la passione di chi parla di propri amici. Personalmente ritengo che questa sia la prima ragione dell'incredibile successo di Skam, italiano o meno: la storia diventa speciale perché vive al di fuori di quel che racconta, e dico che lo diventa perché, tutto sommato, in almeno due delle quattro stagioni non è davvero niente di così speciale, quantomeno per chi come me ha quasi il doppio dell'età dei protagonisti. 


Incaricato da Cross Productions e TIMVision di creare la versione italiana di Skam, il produttore, regista e sceneggiatore Ludovico Bessegato ha finora firmato due stagioni delle quali la prima è sostanzialmente un esperimento di localizzazione del suo originale e la seconda un vero rifacimento che non di rado si emancipa dal suo modello arrivando a presentarci un prodotto quasi nuovo, con una sua vera impronta, completo di una sua personalità e credibilità. 

La mia personalissima impressione è insomma che Skam Italia funzioni soprattutto nei casi in cui diverge dal suo progenitore da due punti di vista: quello narrativo (ovvero quando smette di essere semplicemente un remake che da Oslo si sposta a Roma) e quello linguistico (vale a dire quando smette di ripetere a Roma quello che si diceva ad Oslo).

Fatta questa dovuta premessa, lo show è per la serialità televisiva italiana "giovane" una novità che si spera faccia scuola per una serie di motivi.

Realismo e identificazione

Per quanto le sue modalità di fruizione ne facciano un unicum, se Skam e i suoi fratelli prosperano è anche perché i loro giovanissimi protagonisti sono riconoscibili, realistici. Non so come funzioni in Norvegia, Belgio o Francia, ma in Italia è sempre stato raro vedere una rappresentazione non dico credibile, ma almeno non ridicola degli adolescenti: se la tv privata non se n'è interessata, quella pubblica ha annacquato le loro esperienze all'inverosimile spesso anche privandole di un vero punto di vista. Il liceale della nostra tv è sempre stato figlio o allievo del vero protagonista della fiction, risultando inevitabilmente e paternalisticamente assoggettato alle sue storie, visioni e soprattutto messaggi. Così i ragazzi della tv italiana non fanno sesso, non dicono parolacce, non hanno vizi e quando e se li hanno sono puniti dalla trama: spesso non escono neanche la sera, o se lo fanno corrono gravi pericoli dai quali li salva il medico in famiglia di turno. Questo per non parlare del fatto che si sposano entro i vent'anni. 

Mi sento di citare un caso in particolare. Nel pur grazioso Provaci ancora prof, Ludovica Gargari interpreta una teenager che va a studiare in Inghilterra, resta incinta di un ragazzino e torna a casa determinata ad avere il bambino e sposarne il padre mandando all'aria gli studi universitari perché chissenefrega, no? In Skam Italia sua sorella Benedetta interpreta una studentessa che prima di partire per un semestre di studio in Inghilterra accompagna la sua amica al consultorio per abortire il bambino che credeva di avere in grembo. Tra le altre cose che si vedono nella serie ci sono bagni scolastici dalle porte bucate, assorbenti, erba, sesso orale, caffè preparati adagiando la moka sul fuoco perché il gas è staccato, gestacci.



Linguaggio

Di nuovo, non so come vada in Norvegia ma in Italia la fiction è spesso condannata a parlare una lingua che non esiste, rigida, enfatica, di improbabile correttezza sintattica e grammaticale, ripulita degli accenti regionali che sono di norma riservati alle macchiette comiche. In Skam Italia i liceali romani parlano come liceali romani coi loro turpiloqui, insulti, scempi di congiuntivi, espressioni gergali, intercalari (ormai leggendario lo zzì di un ispirato Ludovico Tersigni, nella serie Giovanni Garau): queste cose non solo rendono credibili i personaggi e i loro rapporti reciproci ma favoriscono anche l'identificazione tra loro e il pubblico. È difficile assistere a una conversazione tra Giovanni, Martino, Elia e Luca (la boy squad protagonista della seconda serie) senza chiedersi se non ci sia dietro una buona dose di improvvisazione, tanto siamo disabituati a vedere una simile naturalezza sullo schermo. 

Ho sempre pensato che parte del motivo per cui ci siamo convinti che tutti gli attori italiani siano cani maledetti fosse proprio l'italiano da sala doppiaggio che sono costretti a parlare: una produzione che tende a smarcarsi da questa pratica, facendo anzi vanto e perno della sua regionalità, è di solito quello che ha più successo al botteghino (pensiamo a un qualunque Christian De Sica natalizio) e/o presso la critica (l'ultima ondata di pellicole con protagonisti Marinelli e/o Borghi, ma anche Gomorra o L'amica geniale).

La lingua e il linguaggio sono d'altronde il biglietto da visita di tutti noi: non è per niente che in determinate facoltà universitarie si studiano allo sfinimento field, tenor e mode di qualunque testo e conversazione. I gruppetti di Skam Italia sono realistici perché riconosciamo le parole che si dicono e l'accento con cui le pronunciano, cose che li contestualizzano, li connotano, danno loro un'identità. Non a caso trovo che i momenti in cui la qualità della serie oscilla siano quelli in cui i personaggi smettono di esprimersi naturalmente, come Bessegato li ha fatti, e riportano le parole di qualcun altro magari in una traduzione imperfetta.

A tal proposito, nell'accennare al concetto di localizzazione qualche riga fa ho fatto riferimento a un processo che in linguistica indica l'adattamento di un prodotto o testo (spesso un software) all'area geografica e culturale alla quale è destinato. Un team di localizzazione si avvale inevitabilmente di uno o più traduttori: a mio avviso sono questi il punto debole di Skam Italia 1 e una delle ragioni per cui Skam Italia 2 riesce tanto meglio del suo predecessore; perché Skam Italia 1 era spessissimo letteralmente una traduzione dello Skam norvegese e forse più precisamente della sua traduzione inglese: praticamente un gioco del telefono. 

A Lingue si studia che perché una traduzione sia buona è importante che non suoni come tale: il fatto che il testo di arrivo abbia senso in italiano non ne fa necessariamente una buona trasposizione. Moltissime battute di Skam Italia 1 sembravano astrarsi dalla familiarità degli zzì di Giovanni Garau per diventare, in buona sostanza, tweet di una teenager che ricalca i cinguettii della sua star americana preferita (avete presente i "sono così fiera di x", o "lo amo così tanto"?). Per fare un esempio, non credo di aver mai sentito dire a nessuno "Sei bellissima, cazzo" e non è solo perché sfortunatamente non sono bella quanto Benedetta Gargari: semplicemente in italiano completo di turpiloquio, tra ragazzi, tenderemmo piuttosto a dire "Quanto cazzo sei bella" o "Cazzo quanto sei bella" (la mia esperienza personale è stata "Tacci tua quanto sei bella"). Mi rendo conto che "Sei bellissima, cazzo" è una frase che non ha bisogno di essere spiegata e che magari qualcuno che è stato esposto a film doppiati per una vita la userà anche, ma non la trovo naturale nemmeno nella pronuncia alla sei bellissima, virgola, cazzo. Anche per questo l'incolpevole Giancarlo Commare (Edoardo) la lancia senza fare pause, ma cambia poco. 


Potrei citare altre battute che mi hanno dato una sensazione di interferenza con l'inglese nella prima stagione: alcune sono di Sana (Beatrice Bruschi), altre di Filippo (Pietro Turano), non a caso parte di monologhi direttamente derivati dall'originale, ma quasi tutte appartengono alla stessa Eleonora Sava (appunto la Gargari), che infatti è spesso considerata l'attrice più debole del cast nonostante abbia recitato da protagonista in passato. La butto lì: non credo sia colpa sua. Credo che una frase innaturale generi un'intonazione innaturale e una faccia innaturale: credo, in sostanza, che sia colpa della piaga del traduttese.


Martino nel Paese di Bessegato

La seconda stagione di Skam Italia punta i riflettori su Martino Rametta (Federico Cesari), personaggio che nella serie precedente si è rocambolescamente scoperto essere omosessuale. Il viaggio di Rametta è uno di accettazione non solo di sé ma anche degli altri, dei loro limiti e del loro aiuto: seguirlo nella delicatezza ed empatia con cui è tratteggiato farebbe squagliare il cuore anche a una iena.

Al di là dell'insindacabile talento di Cesari, attore che sembra coniugare in una personcina di ventenne l'espressività di Elio Germano e la complessità di Valerio Mastandrea, quello che colpisce nella stagione è la sua innata capacità di amalgamare il particolare di una storia d'amore adolescenziale, che di norma appassionerebbe ben poco un adulto o uno spettatore medio, con temi più generali e "di peso" quali l'accettazione di sé, la maturazione di un io più consapevole e persino le malattie mentali. Tutto ciò senza cadere o crogiolarsi nei drammi che troppo spesso caratterizzano le storie omosessuali nei media.

 Skam Italia 2 arriva dopo Chiamami col tuo nome, presumibilmente la storia gay recente più nota del momento e senz'altro una delle più belle e struggenti, ma lo supera nell'idea di rappresentare la vicenda romantica di due ragazzi come qualcosa di accessibile, quotidiano e perciò (per usare una parola forse inadatta ma di immediata comprensione) "normale". Il film di Guadagnino racconta di un desiderio travolgente e intensissimo che si sottrae agli sguardi altrui e che come un violent delight shakespeariano si vede costretto a finire assieme all'estate; la serie di Bessegato racconta invece un'attrazione che si nutre di quotidianità, simpatia e tenerezza tra camerette, terrazze, corridoi, bagni, cucine. Entrambe le storie sono molto belle, ma quella tra Martino e Niccolò (Rocco Fasano) si inserisce in un contesto tangibile che probabilmente risulterà più utile a "normalizzare" l'omosessualità agli occhi di molti proprio perché non è gigantesca, totalizzante né archetipica se non per chi la vive. Che stavolta sono, si dà il caso, due giovani uomini.

La giraffa di Benni

Bessegato ricalca in molte cose la storia originale, con variazioni inizialmente dettate dall'aver anticipato questa stagione rispetto a quella della già citata Eleonora. Ma presto appare chiaro che Martino e Niccolò sono persone altre rispetto ai norvegesi Isak ed Even. A mancare è spesso il sottotono di tragedia: uno psicologo toscanaccio alleggerisce un paio di episodi estremamente provanti dispensando perle di saggezza con teatrale benignità. La cupezza scandinava, perfetta per lo Skam capostipite, viene stemperata da un tenace calore umano tra un ragazzo troppo tenero per fare recriminazioni e uno troppo fragile per rispondervi a tono: Martino è perso ma anche già un po' adulto, formato da una situazione famigliare difficile; Niccolò dà di sé un'immagine di sicumera e persino di sfacciataggine, ma in fondo non è che un diciannovenne dalla sensibilità d'artista protetto dai genitori e la fidanzata al punto da sentirsi soffocato. Si perde l'idea di un Isak ingenuo tentato dal bad boy e se queste caratterizzazioni siano migliori o peggiori di quelle scandinave è probabilmente una questione di gusto (per me sono migliori, ma a me la stagione norvegese non è piaciuta troppo), è tuttavia innegabile che esistano da sé.

Una delle differenze sostanziali tra la storia di Isak e quella di Martino sta nell'intervento dello psicologo scolastico, il dottor Spera (Massimo Reale). Sebbene anche Isak veda una professionista, nella versione italiana Spera viene consultato nuovamente quando si scopre che Niccolò soffre di disturbo borderline della personalità. Lo psicologo, che ha scritto a caratteri cubitali sulla lavagna alle sue spalle un NAMACISSI che abbrevia Non Andare Mai A Cercare I Sintomi Su Internet, è una figura chiave della stagione perché prima spinge Martino ad aprirsi con i suoi amici e poi offre delucidazioni sul problema che affligge Niccolò. Una risoluzione a mio parere meno goffa che nell'originale, dove si dava il caso che la madre di uno dei ragazzi, pensate a volte le coincidenze della vita, avesse lo stesso problema di Even. Trovo più utile, più preziosa, una storia che mi suggerisca di affidarmi a un professionista, specialmente se scrive NAMACISSI alla lavagna.

Il fatto che Niccolò si paragoni a una giraffa che "ha il cuore lontano dai pensieri", citando una delle Ballate di Stefano Benni, dà poi una cifra di quanto questa stagione sia delicata nel gestire l'enormità che i temi che tratta possono avere per una manciata di diciassettenni: dai toni freddi della fotografia ai gesti affettuosi dei personaggi, dalle parole non dette ai sorrisi commossi che Martino e sua madre si scambiano dai lati opposti di una porta chiusa, nessuna delle iniziative di Bessegato è sbattuta in faccia allo spettatore né ha il sapore del cliché drammatico. 



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Questo non significa che ci siamo inventati tutto ciò che di meglio Skam Italia ha da offrire: due delle scene migliori che consiglierei per farsi un'idea della serie sono più o meno identiche alla versione originale, ma si dà il caso che preferisca la loro messinscena italiana.


  • Nel coming out con Giovanni (episodio 2x06, dal minuto 16:30 circa) Martino appare molto più teso di Isak e l'editing ci avvicina all'amico aiutandoci a esplorare la sua reazione con lui e sottolineandone l'umanità e il genuino sostegno. Il fatto che abbia occhi bellissimi glorificati dalla fotografia non nuoce.
  • La sequenza in cui Niccolò incontra gli amici di Martino sulle note di Buon viaggio (episodio 2x08, dal minuto 5:00) è una perla di neorealismo liceale: i ragazzi fanno i cazzoni pulendo, vengono sgamati, farfugliano e infine confessano di aver mangiato patatine e marmellata perché avevano finito il cibo. Trattasi di scena, a mia memoria, quasi completamente originale.
  • Nella riconciliazione tra Martino e la madre (Barbara Folchitto), della quale non ricordo un diretto corrispettivo norvegese ma potrei sbagliarmi (episodio 2x09, dal minuto 5:05 circa), le performance dei due sono semplicemente di un'altra dimensione. La clip ha praticamente spaccato l'Internet, trendando ovunque fosse dato farlo e forse superando persino l'hype che circonda la coppia principale.
  • Minuto per minuto (episodio 2x10, dal minuto 4:00 o poco prima per completezza), forse la performance migliore di Rocco Fasano, è sostanzialmente un calco della versione norvegese. Si contraddistingue però per alcuni elementi: l'attenzione per la palette della coppia (Niccolò è in blu e Martino in bianco, richiamati da lenzuola e cuscini) che crea complementarità tra i due, il fatto che Niccolò continui a dare le spalle a Martino (e a nascondergli le proprie lacrime) finché non viene convinto dalle sue parole, il tocco di realismo del dialogo ("Non sai un cazzo... King Kong come si chiama", "Non mi sono lavato i denti"). La clip si contrappone anche a una precedente in cui Martino si rifiutava di stare accanto a chiunque avesse una malattia mentale, quindi ci sarebbe anche il valore aggiunto della sua crescita.

Al fin della licenza io non perdono e tocco

Come da mia abitudine concludo con qualche considerazione negativa in modo tale da non apparire pagata da Bessegato (magari):

  • Il personaggio di Federica è costantemente ridicolizzato dalla prima stagione. Si potrebbe dire lo stesso di Luchino, ma Federica ha in più la caratteristica di essere una ragazza in sovrappeso in ogni singolo remake e sembra quasi che questo sia parte della sua caratterizzazione, del personaggio, in qualunque Paese si collochi. Dal momento che Skam Italia è l'ottava versione di Skam sugli schermi viene naturale chiedersi se dietro a una ragazza in sovrappeso che è anche spesso volgare, stupidotta, ignorante, non di rado silenziosamente derisa dalle sue stesse amiche e parecchio sfigata in amore non ci sia una qualche sorta di messaggio subliminale.
  • Niccolò è un personaggio adorabile nel suo fascino da fanciullo caravaggesco, nel suo mistero e nella sua bella sensibilità, sfortunatamente però la sua malattia diventa troppo facilmente una scusa per i suoi comportamenti. Anche volendo soprassedere su quello che fa a Martino resta in sospeso il suo pessimo atteggiamento con l'ex fidanzata Maddalena: la ragazza gli è stata accanto per tre anni, ha subìto l'enorme pressione di amarlo nonostante i suoi disturbi, si è beccata almeno due tradimenti di cui abbiamo notizia e presumibilmente studia Medicina anche per lui. Eppure Niccolò la tratta con insolenza (episodio di Halloween) e ha anche l'audacia di accusarla con terze persone di manipolarlo e rigirargli le frittate. La scrittura insinua anche il dubbio che Maddalena abbia parzialmente mentito a Martino perché "gelosa in culo", cosa umana anche se antipatica. Sta però di fatto che si è dimostrata una bellissima persona nell'offrirsi di aiutare Martino col suo ex qualora ne sorgesse il bisogno. Insomma, Maddalena meritava di meglio. Per personaggi col BPD che sono effettivamente chiamati a rendere conto delle proprie azioni vedere quella gemma di Crazy Ex-Girlfriend.

Commenti

  1. Donna Burk
    Tutti i riconoscimenti vanno a questo collezionista di incantesimi molto profondo trovato degno di essere emulato e anche a Katherine, la mia migliore amica .. Ehi ragazzi, sono Donna Burkley, vivo nella baia di San Francisco in California, la mia vita emotiva è cambiata in meglio rispetto al L'intervento del dottor Egwali, presentato da un mio caro amico nel punto in cui tutti pensavamo fosse fatto, è diventato l'opposto. Credimi, ero incredulo a causa del mio diverso incontro con un certo numero di stregoni e siti web, il tutto per riportarmi da me il mio affascinante marito disinvolto, essendo indubbiamente presente che doveva esserci un posto affidabile, poi kath è venuto con il dr. L'articolo di Egwali e dopo l'intercessione presso il dottore sono stati incantati ed è stata una borsa d'amore tutta nuova per noi la sua famiglia. Oggi ci siamo risposati e viviamo magnificamente e ora sono davvero un vero credente ragazzi, grazie ancora una volta Dr.Non siate riservati contattate il Dr.Egwali Whatsapp: +2348122948392 /Mail:dregwalispellbinder@gmail.com

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