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"Genio, io credo che mi mancherai": con Gigi Proietti non va via solo un artista

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  Ho avuto un'infanzia bellissima. Non mi è mancato mai nulla, giocavo tanto, facevo vacanze lunghe, ero un po' disadattata in classe (come sarei ancora stata e sono) ma compensavo con una casa relativamente serena, un fratello presente e un sacco di vecchi. Sono stata così protetta che solo a sedici anni, quando è arrivata la prima mazzata della mia vita, ho avuto per la prima volta il dubbio che l'infanzia fosse finita per sempre. Da allora i pezzetti d'infanzia vanno via lentamente ma con regolarità, e alla veneranda età di trentun anni la cosa non tende certo a stupirmi. Però fa male. E Gigi Proietti per una che era bambina negli anni '90 non era solo un attore, mattatore, cantante, icona culturale, presenza fissa delle playlist romanacce e delle puntate di Alberto Angela: era il Genio della lampada, l'amico blu debordante e giovale per il quale quasi niente è impossibile. Il Genio di Proietti era così speciale che l'originale del pur leggendario Robin W

Donne, cavalier, arme e storiacce: intervista a Lia Celi e Andrea Santangelo

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Lia Celi e Andrea Santangelo sono una "coppia di fatto" delle librerie: giornalista-scrittrice con nel curriculum il leggendario Cuore  lei, storico militare dalla rigorosa bibliografia lui, insieme hanno firmato una serie di titoli che esplorano la Storia con un approccio puntuale ma anche ironico e disincantato che la rende semplicemente irresistibile.  Con la stesura di "Mai stati meglio", Celi e Santangelo sono arrivati all'utile e sano concetto di Storioterapia : la Storia c'insegna, sì, ma non tanto come vuole Cicerone quanto proprio nel senso che una volta che l'abbiamo conosciuta ci scopriamo un po' più grati di vivere in questa nostra epoca che ci sembra così sciagurata.     La mia intervista verte soprattutto attorno alle loro fatiche a tema rinascimentale per il banale motivo che è quello di cui mi interesso di più. Tuttavia vi consiglio davvero, miei cari tre lettori, di mettervi in pari  con tutto; anche perché presto i nostri

"Who watches tv on tv anymore?": Gossip Girl sbarca su Netflix ed è il vero Black Mirror

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Qualche mese fa letto in un articolo che non saprei rintracciare che la sua presenza su Netflix in svariati paesi (da ieri anche in Italia ) stava contribuendo a far conoscere Gossip Girl alle nuove generazioni. La cosa mi aveva dapprima stranita, poi quasi offesa: quanti anni credevano che avessi quelli lì, borbottavo tra me e me infilandomi la dentiera?  Gossip Girl non era forse finito per sempre da tipo pochi mesi, massimo anni (cit.)? È bastato qualche minuto per rendermi conto che, effettivamente, il teen drama di Josh Schwartz e Staphanie Savage aveva fatto il suo esordio nel 2007, che nel 2018 era già il corrispettivo di un intero ciclo di liceo più un corso di laurea in Medicina. Senza contare che nei sei anni in cui è andato in onda io ero già leggermente più attempata del suo demographic di riferimento, e infatti avevo spesso una soglia di sopportazione molto bassa nei confronti delle sue trame e sottotrame.  A chi è vissuto sotto una roccia nutrendosi di solo

Il cuore lontano dai pensieri: Skam Italia, il remake che convince quando tradisce l'originale

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"La serie TV più amata del 2018? È su TIMVISION". A che blasonato titolo d'oltreoceano avete pensato se avete ricevuto questa email lo scorso 22 dicembre? Io a  The Handmaid's Tale , dramma distopico fortemente imbevuto di zeitgeist anch'esso distribuito dal servizio on demand di Tim. E invece sorpresa: si trattava di  Skam Italia , storia teen di cui molti abbonati non avranno nemmeno sentito parlare , ma che (informava il corpo del messaggio) era stata "eletta miglior serie tv del 2018 da un sondaggio promosso dal Corriere della Sera". Qui andrebbe fatta una onesta e piccola precisazione: è evidente che un sondaggio online poteva solo soccombere sotto i colpi di click del giovanissimo fandom di questo show, un'armata praticamente invincibile per dimestichezza col web, organizzazione e dedizione. Ma questo non vuol dire che Skam Italia non meriti di essere considerato con una certa attenzione: si tratta infatti di un prodotto che

"Perché a noi la qualità ci ha rotto il cazzo": "I Medici 2" e la morte dell'ambizione

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"A noi la qualità c'ha rotto er cazzo! Viva lammerda!" Con questo grido immortale René Ferretti, indimenticato protagonista di Boris , definiva la filosofia di buona parte (sempre un po' meno, fortunatamente) della fiction prodotta in Italia. È una rivendicazione che mi è tornata prepotentemente in mente mentre, incredula, assistevo al susseguirsi di episodi della seconda stagione di Medici . I primi due, lo ammetto, mi avevano lasciata cautamente ottimista pur non mancando di qualche difetto. Il vero problema è che nel corso delle settimane quei difettucci si sono ingigantiti fino al grottesco, divorando il poco che c'era di buono (ovvero Contessina e Marcobèllo, le location, un certo e vago qual senso di storicità, l'energia ggiovane del cast). Avevo, nello scrivere quel post, preannunciato che sarei certamente tornata a parlare di quel che in Medici 2 non funzionava, e lo farò adesso entrando quanto più possibile nel dettaglio. Devo però iniziar