"Genio, io credo che mi mancherai": con Gigi Proietti non va via solo un artista
Ho avuto un'infanzia bellissima. Non mi è mancato mai nulla, giocavo tanto, facevo vacanze lunghe, ero un po' disadattata in classe (come sarei ancora stata e sono) ma compensavo con una casa relativamente serena, un fratello presente e un sacco di vecchi. Sono stata così protetta che solo a sedici anni, quando è arrivata la prima mazzata della mia vita, ho avuto per la prima volta il dubbio che l'infanzia fosse finita per sempre. Da allora i pezzetti d'infanzia vanno via lentamente ma con regolarità, e alla veneranda età di trentun anni la cosa non tende certo a stupirmi. Però fa male. E Gigi Proietti per una che era bambina negli anni '90 non era solo un attore, mattatore, cantante, icona culturale, presenza fissa delle playlist romanacce e delle puntate di Alberto Angela: era il Genio della lampada, l'amico blu debordante e giovale per il quale quasi niente è impossibile. Il Genio di Proietti era così speciale che l'originale del pur leggendario Robin W