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"Perché a noi la qualità ci ha rotto il cazzo": "I Medici 2" e la morte dell'ambizione

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"A noi la qualità c'ha rotto er cazzo! Viva lammerda!" Con questo grido immortale René Ferretti, indimenticato protagonista di Boris , definiva la filosofia di buona parte (sempre un po' meno, fortunatamente) della fiction prodotta in Italia. È una rivendicazione che mi è tornata prepotentemente in mente mentre, incredula, assistevo al susseguirsi di episodi della seconda stagione di Medici . I primi due, lo ammetto, mi avevano lasciata cautamente ottimista pur non mancando di qualche difetto. Il vero problema è che nel corso delle settimane quei difettucci si sono ingigantiti fino al grottesco, divorando il poco che c'era di buono (ovvero Contessina e Marcobèllo, le location, un certo e vago qual senso di storicità, l'energia ggiovane del cast). Avevo, nello scrivere quel post, preannunciato che sarei certamente tornata a parlare di quel che in Medici 2 non funzionava, e lo farò adesso entrando quanto più possibile nel dettaglio. Devo però iniziar